Making of: Il mio amico robot
Il film Il mio amico robot racconta una storia basata sulla graphic novel di Sara Varon, ambientata in una riconoscibilissima e nostalgica New York degli anni Ottanta dove vivono gli animali antropomorfi più disparati. Il regista è Pablo Berger, acclamato regista spagnolo per il pluripremiato Blancanieves e che con questo film fa il suo esordio nel cinema d'animazione. Il mio amico robot è stato celebrato a Cannes, premiato ad Annecy, agli Annie e candidato all’Oscar come Miglior film d’animazione. È una produzione europea realizzata da Arcadia Motion Pictures, Lokiz Films, Noodles Production e Les Films du Worso.
Dog vive a Manhattan e, stanco di stare sempre solo, compra e si costruisce un robot. Sulle note della storica e travolgente musica dell'epoca, la loro amicizia sboccia e si fa sempre più profonda, finché una sera d’estate Dog si trova costretto ad abbandonare Robot sulla spiaggia a causa di un suo malfunzionamento. Riusciranno i due amici a ritrovarsi? Il mio amico robot è un film sull’importanza dell’amicizia, sulla fragilità delle relazioni e su come superiamo la perdita usando i nostri ricordi.
< Genesi del film >
Pablo Berger lesse per la prima volta la graphic novel nel 2010 e ne fu molto colpito, soprattutto dal finale. Dopo aver diretto tre lungometraggi live-action, decise che era tempo di raccontare questa storia sul grande schermo e avrebbe dovuto usare l’animazione, visto che non ci sono altri modi di realizzare un film su un cane antropomorfo e un robot.
Così iniziò a lavorare al suo primo film d’animazione e scoprì che il suo metodo di lavorare era già perfetto per l’animazione: infatti Berger impiegava circa un anno per lavorare ad uno storyboard, che poi usava sul set dei suoi film live-action. È anche un regista molto preciso, paziente e inoltre ha potuto portare la sua esperienza nel dirigere attori in modo da ottenere delle belle performance oneste, vere e radicate nella realtà per gli animali antropomorfi di Il mio amico robot. La sua capacità di visualizzazione e la sua padronanza del linguaggio cinematografico sono stati come un faro per il team che ha lavorato a Il mio amico robot.
< Produzione >
Per gli storyboard hanno seguito un processo inusuale. Ci ha lavorato Berger stesso, insieme al direttore artistico Ágreda e Maca Gil, una storyboard artist che ha lavorato per Cartoon Saloon. Berger e Ágreda cominciavano realizzando le thumbnails che poi Gil, usandole come riferimento, disegnava con Storyboard Pro. Tutti e tre riguardavano poi l’animatic così ottenuto e facevano gli aggiustamenti necessari. Successivamente, Yuko Harami, music editor, e Fernando Franco, editor, hanno rivisto l’animatic e proposto modifiche per migliorarlo, portandolo ad un altro livello. È un processo che ha funzionato bene grazie al fatto che il regista aveva il pieno controllo creativo sulla storia e una visione molto chiara. Hanno impiegato un anno e mezzo per fare questo lavoro, alla fine avevano un animatic molto dettagliato che conteneva già tutta l’essenza del film finito.
Realizzare le animazioni e trovare lo studio giusto per farlo sono stati però gli aspetti più complicati per Berger. Inizialmente, Cartoon Saloon avrebbe dovuto lavorare al progetto, ma la pandemia Covid e l'intersezione con altri progetti complicarono la timeline dello studio. Quindi Berger dovette trovare un’altra soluzione: non è semplice trovare uno studio che faccia animazione 2D in Europa e che abbia abbastanza risorse da produrre un lungometraggio in un tempo limitato. Avevano i finanziamenti per un film d’animazione (con un budget di circa 6 milioni di euro), ma non avevano gli animatori. Hanno quindi creato due studi a Madrid e a Pamplona, scelto Benoît Feroumont come direttore dell’animazione e assunto un centinaio di animatori 2D provenienti da tutta Europa. Feroumont ha lavorato a film incredibili come Appuntamento a Belleville, The Secret of Kells ed ha quindi fornito un contributo chiave a Il mio amico robot e alla qualità della sua animazione. Inoltre, come direttore artistico hanno scelto José Luis Ágreda, uno degli illustratori più importanti in Spagna, che ha lavorato in precedenza a Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe e nello studio Cartoon Saloon. Una volta definito il team, sono riusciti a realizzare velocemente il film, impiegandoci due anni di produzione e un anno di post-produzione.
Per l’animazione hanno utilizzato Toon Boom Harmony e hanno dovuto creare una pipeline da zero, in quanto lo studio era nuovo e Berger non aveva lavorato prima d’ora in animazione. Ci è voluto del tempo, circa due o tre mesi di messa a punto, ma una volta definiti i processi tutto è diventato abbastanza fluido.
< I personaggi >
Dog è un personaggio piuttosto nella norma, solitario, che incarna un po’ il regista negli anni in cui viveva a New York, e che idealmente avrebbe potuto essere interpretato da Jack Lemmon o da Ben Stiller. Robot è una metafora dell’amico ideale, assolutamente buono, generoso e con il sorriso. Robot scopre il mondo e lo accetta, è curioso, innocente e ingenuo.
La quantità di dettagli presenti nella New York di Il mio amico robot la rende un personaggio a tutti gli effetti. La graphic novel è ambientata in una città americana generica, sebbene l’autrice vivesse a New York quando scrisse la graphic novel. Tuttavia, Berger visse 10 anni a New York, era solitario come Dog, è una città in cui ha trovato e perso l’amore, ha costruito, sciolto amicizie ed è dove diventò un regista e un adulto. Per Berger, New York è molto nostalgica e quindi è stata quasi una scelta obbligata ambientarvi il film, fatto che l’ha resa anche una storia più personale. Insieme a Yuko Harami, moglie del regista con cui collabora sin dal suo primo film, si sono quindi impegnati molto per fare in modo di cogliere l’essenza di New York, attingendo anche ai loro ricordi di quando hanno vissuto nella Grande Mela. Infatti la casa stessa di Dog è fortemente ispirata all’ultimo appartamento in cui Berger e Harami hanno vissuto a New York. Inoltre essendo il film ambientato negli anni Ottanta, volevano realizzare un vero film d'epoca ed essere fedeli ai suoni, all'aspetto, ai vestiti, ai negozi, a tutti i dettagli, fino ai suoni degli allarmi, al rumore delle ambulanze per strada.
Berger era abituato a lavorare in live action e per lui i protagonisti, gli attori secondari e le persone sullo sfondo sono ugualmente importanti. Quindi tutte le comparse, tutti i newyorkesi che compaiono in Il mio amico robot, hanno un motivo per essere lì. Hanno tutti una storia, propri obiettivi e design unici. Guardando questo film più e più volte, l’audience noterà ogni volta qualcosa di nuovo sullo sfondo.
< Stile visivo >
Una squadra di venti artisti sotto la direzione di Ágreda ha sviluppato concept, personaggi, sfondi, oggetti di scena, color script; in altre parole il mondo di Il mio amico robot. Il film è una lettera d’amore alle graphic novel e ai fumetti, quindi hanno scelto uno stile molto 2D con tutti gli elementi dell’immagine a fuoco, linee di contorno molto marcate, poche ombre e colori con campiture uniformi. Hanno utilizzato le linee grafiche pulite della scuola franco-belga e si sono ispirati maggiormente ad uno dei suoi maggiori esponenti, Hergé, autore di Tintin.
Visivamente uno dei cambiamenti più grandi rispetto alla graphic novel è che hanno reso protagonista anche New York. Il direttore artistico e il suo team hanno dovuto affrontare la sfida di creare una New York realistica degli anni Ottanta. Il design dei personaggi di Robot e Dog si è evoluto dalla graphic novel al film, ma probabilmente i cambiamenti più grandi sono arrivati durante la progettazione delle comparse, i newyorkesi. Il character designer Daniel Fernández Casas, che ha lavorato a Klaus e Prendi il volo, merita quindi una menzione speciale, per aver creato una giungla variegata di comparse newyorkesi.
< Suoni e musiche >
Il mio amico robot è un film senza dialoghi. Berger aveva già realizzato il film Blancanieves senza che i personaggi parlassero, trovandolo un espediente molto liberatorio e aspettava solo la giusta occasione per replicarlo. Quindi pur essendo una sfida realizzare un film senza dialoghi, gli è piaciuta, dopotutto è un modo di fare cinema in cui si trovava già in parte a suo agio. Si è anche ispirato a Charlie Chaplin e a Buster Keaton, maestri del cinema muto, a cui ha reso omaggio in alcune citazioni presenti nel film.
Nel film è presente l’iconica canzone September di Earth, Wind & Fire. La storia del film inizia a settembre, dura fino al settembre dell’anno dopo e la graphic novel è divisa in capitoli intitolati con i mesi dell’anno. Inoltre nelle prime tre parole delle liriche, ovvero Do you remember?, è contenuto uno dei temi centrali del film: la memoria e il superamento di una perdita attraverso di essa. Quindi la scelta per la canzone September era già chiara fin dallo script. Nonostante sia una sfida ottenere i diritti per una canzone così famosa, i produttori ci sono riusciti e hanno così reso ancora più indimenticabile il film. Infatti viene ripresa e canticchiata più volte lungo il film ed è la canzone che fa da sottofondo all'iconica scena in cui Dog e Robot vanno a pattinare con i roller a Central Park.
Il compositore delle musiche è Alfonso de Vilallonga, che aveva già lavorato con Berger nei film Blancanieves e Abracadabra. Vilallonga è un compositore eclettico e sorprendente che ha una capacità prodigiosa di creare musiche piene di emozioni, sentimenti e ritmo. In Il mio amico robot ha utilizzato le delicate melodie al pianoforte, il jazz e i suoni urbani tipicamente newyorkesi.
Il design del suono del film infatti è una giungla sonora, la sua terza dimensione: dagli ambienti chiusi e domestici, alle strade affollate e rumorose dei vari quartieri di New York. Fabiola Ordoyo, con cui Berger ha lavorato in Abracadabra, è una progettista del suono capace di creare il tono o l’effetto sonoro perfetto per ogni atmosfera. Il mio amico robot è comunque stato una sfida, perché a differenza dei film live action a cui è abituata a lavorare, in cui il suono registrato sul set è la spina dorsale di tutto, in un film d’animazione il progettista del suono deve creare tutti i suoni da zero.
\\ Conclusione
Il mio amico robot si afferma non solo come una celebrazione dell'animazione europea, ma come una riflessione universale sui legami che definiscono la nostra esistenza. Pablo Berger, con questo suo esordio nell'animazione, ci regala un'opera che è allo stesso tempo un tributo alla capacità del cinema di evocare emozioni profonde e una meditazione sulla natura dell'amicizia e del ricordo. Attraversando il cuore pulsante di New York, dal passato all'oggi, Il mio amico robot rimane una testimonianza eloquente dell'arte di raccontare storie visive, un film che, simile ai ricordi che celebra, si imprime indelebilmente nella memoria dello spettatore.
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