Making of: I Mitchell contro le macchine
Dopo aver finito di guardare I Mitchell contro le macchine, uno dei primi pensieri che si possono avere è "cos'ho appena visto? spassosissimo film, ma come hanno fatto a realizzarlo? e la stilizzazione?". Dopo il talk organizzato da View Conference e un imbarazzante numero di articoli letti, parliamo finalmente di come il team di Sony Animation abbia portato sullo schermo questo colorato tornado di energia.
< La produzione >
¬ Il team
Il film è stato creato da un incredibile team guidato dai talentuosi Phil Lord e Christopher Miller (Produttori), Mike Rianda e Jeff Rowe (Registi), Guillermo Martinez (Head of Story), Lindsey Olivares (Production Designer), Mike Lasker (Visual Effects Supervisor) e Alan Hawkins (Head of Character Animation).
¬ Libertà creativa
Dal film, ma anche dalle interviste del team, si capisce che il livello di libertà creativa in questa produzione è stato incredibilmente alto: "Eravamo come un gruppo di studenti di cinema che hanno dirottato un film d'animazione ad alto budget. Facciamo tutto quello che abbiamo sempre voluto fare!". Gran parte di questo risultato va anche riconosciuto ai produttori Lord e Miller, che in più di un'occasione (Piovono polpette, The Lego Movie e Spider-Man: Into the Spider-Verse) si sono dimostrati favorevoli e incoraggianti a realizzare contenuti nuovi che possano sorprendere il pubblico. E tutta questa libertà ha consentito all'intera crew di proporre innumerevoli idee, molte delle quali sono poi finite effettivamente nel film.
< Lo stile visivo >
¬ Umani vs Robot
Il film parla di umani contro robot e anche nella stilizzazione si ha un forte contrasto tra questi due mondi: colori naturalistici contro colori saturi e artificiali, stile caotico e vissuto contro stile minimalista e pulito, la sensazione di essere fatto a mano e tattile contro un look più digitale.
¬ Il mondo umano
La stilizzazione del mondo umano è servita anche a celebrare l'imperfezione umana per supportare la storia. Le imperfezioni sono presenti anche nei video della protagonista Katie, come il contorno verde attorno ai personaggi ripresi su green screen, settings e props di cartone o foto stock con il watermark, che sono tipici dei film studenteschi realizzati "con quello che si ha". Lo stile dei video di Katie è inoltre molto coeso e originale, e rinforza il concetto che il mondo umano sia più caotico, folle e creativo.
Diversi strumenti sono stati creati per consentire di ottenere il look fortemente stilizzato del film, al punto che i concept art assomigliano spaventosamente alle immagini finali del film. Se in Spiderverse avevano ottenuto un look da comic, nei Mitchell hanno puntato ad un look da illustrazione e acquerello. In particolare, hanno sviluppato dei tool per definire le outline dei personaggi e per applicare delle pennellate sull'immagine in modo che sembrasse realizzato a mano. Inoltre in questo film è stato fatto molto più compositing del normale, specialmente per le scene con le animazioni in 2D delle visioni di Katie.
Una delle sfide è stata anche stilizzare il carlino Monchi, in modo che fosse la mascotte della famiglia e delle loro imperfezioni. Hanno semplificato il cagnolino, realizzando un character design che catturasse determinate qualità e che fosse divertente. Inoltre hanno fatto in modo che assomigliasse anche a del pane in cassetta, in modo da rinforzare la gag del film. Inoltre non è stato animato con l'anatomia corretta dei quadrupedi, ma è stato animato "come un'idea astratta di una cosa che assomiglia ad un cane", in modo molto caricaturale. Per la pelliccia hanno anche dovuto fare delle semplificazioni, in modo che non si vedessero tutti i peli, ma che desse sempre la sensazione di manto peloso.
Per l'animazione degli umani, si sono concentrati su una performance più realistica: ad esempio i personaggi devono correre via dal pericolo e rimanere senza fiato. Un modo per rendere le scene più realistiche era quindi quello di far compiere ai personaggi certe azioni organicamente: giochicchiare con un oggetto mentre parlano, distrarsi, sedersi su una sedia al contrario, lavare i piatti mentre discutono, eccetera. Le espressioni facciali, invece, vengono definite dal character design. Gli animatori hanno poi lavorato per ottenere determinate espressioni con un modello semplificato, senza quindi poter replicare i movimenti anatomici che si avrebbero nella realtà .
¬ Il mondo dei robot
In contrasto al mondo umano, quello dei robot è geometricamente perfetto, pulito, minimalista. La palette dei colori ha tonalità sature e gradienti. Gli spazi sono ampi, geometrici, perlopiù vuoti e l'illuminazione è molto integrata in essi.
Per l'animazione degli Stealthbots hanno sviluppato diverse tecnologie per dividere la geometria dei personaggi e ricostruirli in un'altra posizione, in modo che si muovessero in modo molto rapido e minaccioso. Hanno creato un tool per fare sottrazioni con booleane, che non è una tecnica certamente nuova, ma renderla stabile e renderizzabile è stata senz'altro una sfida. Inoltre hanno sviluppato uno "slice tool", che è stato usato per "affettare" il robot. Non è stato creato un rig per le forme divise, ma ogni animatore poteva sezionare e ricomporre come voleva le parti. Quindi il modello del robot era semplice, ma con l'utilizzo di questi due tool hanno ottenuto un'animazione davvero unica.
< Metacinema >
I registi Rianda e Rowe volevano che la protagonista fosse più vicina alle loro vite, in modo da poter inserire dettagli autentici e rendere il personaggio più vero. Quindi, hanno scelto che Katie fosse una filmmaker. Tutta la crew ha perciò potuto immergersi ulteriormente nel personaggio, in quanto la maggior parte è andata in una scuola d'arte, e aggiungere quel livello di dettagli che rende il film così vivo ed empatico.
\\ In conclusione, I Mitchell contro le macchine è un film dove la libertà creativa è stata possibile a molti livelli: in fase di scrittura della storia, per il design, gli storyboard, per i tool che sono stati creati in fase di produzione e durante la registrazione delle voci, in cui molte battute improvvisate dal cast sono effettivamente state utilizzate nel film. Il risultato di ciò è sicuramente molto evidente e ha permesso di dare vita ad un film autentico, spassoso, creativo, originale ed empatico.
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