Making of: Star Wars Visions

Star Wars: Visions è un’antologia di cortometraggi in cui ogni episodio offre una visione unica e diversa dell'universo di Star Wars, interpretata dallo stile narrativo di uno specifico studio d’animazione e influenzata dalla cultura di appartenenza dei suoi creatori. Lucasfilm ha coinvolto sia studi di animazione affermati che nuovi talenti, dando a ciascuno la libertà di esplorare e reinterpretare Star Wars in modo personale e significativo. Infatti, l'idea alla base della serie si ispira a un progetto artistico di George Lucas intitolato Visions, in cui diversi artisti furono invitati a realizzare opere che rappresentassero la loro interpretazione personale di Star Wars.

I corti di Star Wars: Visions non seguono la timeline canonica della saga, ma ognuno di essi rispetta i valori e la mitologia di Star Wars. Infatti, esplorano i temi universali di Star Wars come la famiglia, la speranza, la perseveranza, la sopravvivenza, la ribellione contro l’oppressione, l'accettazione di se stessi, il prezzo della fuga verso una vita migliore e la lotta contro l’oscurità, anche quando si nasconde in chi amiamo. Inoltre, vengono anche fatte interpretazioni originali della Forza: una presenza che ci circonda, che unisce, che può simboleggiare molte cose, e che soprattutto rappresenta l’accettazione del proprio talento e il coraggio di abbracciare il cammino che si vuole seguire.

Nella prima stagione, tutti i cortometraggi sono stati realizzati da studi giapponesi, dando un tocco unico e profondamente legato alla cultura giapponese, rappresentando un omaggio a Kurosawa e al cinema giapponese che ha ispirato lo stesso Lucas. Inoltre, ogni cortometraggio presenta una nuova interpretazione di spada laser e duelli unici e dinamici.

La seconda stagione ha invece coinvolto studi da ogni parte del mondo, arricchendo ulteriormente la serie con influenze culturali variegate. Ogni corto esprime la storia, la cultura e la sensibilità degli autori, dando vita a una serie che è sia un viaggio nell’universo di Star Wars sia un tributo alla diversità culturale. Anche in questa stagione, si può vedere come le diverse culture, che ispirarono originariamente il mondo di Star Wars, lo reinterpretino a loro volta in chiavi uniche e sorprendenti.

⚠️ Questo articolo contiene spoiler

< Stagione 1 >

¬ Episodio 1 - Il duello

Studio: Kamikaze Douga
Regia: Takanobu Mizuno

Con un'estetica che fonde il Giappone feudale e Star Wars, il corto racconta il duello tra due Sith e si ispira ai film di Akira Kurosawa, in particolare a "I sette samurai" e "La sfida del samurai" ("Yojimbo"), e al manga "Lone Wolf and Cub" di Kazuo Koike. Il character designer Takashi Okazaki, creatore di "Afro Samurai", ha combinato l’estetica classica dei samurai con i personaggi iconici di Star Wars, creando uno stile unico. La donna Sith sfoggia uno stile elegante e sadico, enfatizzato dalla sua maschera e dall’arma particolare: un ombrello-spada laser. Anche i trooper seguono lo stile dei banditi nobushi, con armature indossate direttamente sulla pelle, ispirandosi alla tradizione dei guerrieri senza scarpe.

Il corto, realizzato in bianco e nero per evocare la cinematografia di Kurosawa, presenta luci, proiettili e spade laser colorati che si stagliano sullo sfondo monocromatico. L'animazione in 3D è stilizzata in modo da sembrare disegnata a mano. Nel corto ci sono una varietà di duelli, con scene d'azione ispirate a momenti iconici della saga di Star Wars, come il combattimento tra Obi-Wan e Anakin sulle piattaforme sulla lava (Episode III). Inoltre, viene esplorata l'idea che i Sith possono avere motivi diversi dalla pura distruzione.

¬ Episodio 2 - Rapsodia su Tatooine

Studio: Colorido
Regia: Taku Kimura

Questo corto in stile rock opera è l’unico della stagione che utilizza personaggi canonici come Boba Fett e Jabba. La narrazione è leggera e divertente, con un focus sul potere della musica. Il protagonista, Jay, un Jedi fuggito dalla guerra, ha trasformato la sua spada laser in un microfono, simbolo del suo desiderio di essere musicista più che Jedi. Con uno stile divertente e stravagante, tipico dello Studio Colorido, il corto trasmette il messaggio di inseguire i propri sogni senza preoccuparsi del passato.

¬ Episodio 3 - I gemelli

Studio: Trigger
Regia: Hiroyuki Imaishi

In questo corto, due gemelli del lato oscuro incarnano i temi classici di Star Wars: il conflitto tra bene e male e i legami familiari. Con uno stile altamente coreografato, ricco di colori vivaci e dinamismo, il corto combina elementi visivi esagerati in perfetto stile anime, spingendo i limiti dell'animazione.

¬ Episodio 4 - La sposa del villaggio

Studio: Kinema Citrus
Regia: Hitoshi Haga

Il corto si immerge nel culto giapponese delle montagne, considerate come divinità, e il rispetto della natura. Nel mondo di Star Wars, la Forza fluisce nella natura ed è quindi un concetto in armonia con le credenze alla base dello shintoismo giapponese. Questa infatti è una religione che prevede l'adorazione dei Kami: divinità o spiriti che possono essere a guardia di un luogo particolare, o rappresentare uno specifico oggetto o evento naturale.

Il corto è calmo e introspettivo, accompagnato dalle musiche di Kevin Penkin. La colonna sonora unisce strumenti tradizionali giapponesi, come sho, shamisen, koto e shakuhachi, alla musica orchestrale occidentale. Inoltre, con le immagini stupende e il ritmo pacato sono riusciti a dar valore alla quiete, all’osservazione e al mondo naturale.

¬ Episodio 5 - Il nono Jedi

Studio: Production I.G.
Regia: Kenji Kamiyama

Inizialmente, il regista aveva proposto due storie separate: una incentrata su un fabbro capace di forgiare spade laser senza essere un Jedi, e un’altra su un ronin, un samurai senza padrone, figura tipica dei drammi storici giapponesi ambientati nel periodo Tokugawa (1603-1868). Queste due idee sono state poi fuse, dando vita alla storia raccontata nel corto. Le spade laser vengono create dal fabbro e rispecchiano la connessione tra l’utilizzatore e la Forza, un ritorno alle radici del potere Jedi, allontanandosi dalle armi invincibili e pittoresche che hanno preso sempre più piede nel mondo di Star Wars.

La fusione tra azione, musica e illuminazione è impeccabile. Hanno anche realizzato una scena d’azione ispirata all'inseguimento nella foresta di Episodio VI, cercando di ricreare la stessa sensazione di velocità tramite effetti CG e musica dinamica. Il duello finale richiama lo stile dei samurai, con un’atmosfera che avvolge l’audience in un senso di mistero e sorpresa. Le musiche, composte da Kazuma Jinnouchi e Nobuko Toda e registrate alla Kawasaki Symphony Hall, contribuiscono ad amplificare la tensione delle scene d’azione.

¬ Episodio 6 - T0-B1

Studio: Science SARU
Regia: Abel GĂłngora

Il protagonista, Tobi, è un droide che sogna di diventare Jedi, seguendo le orme del suo creatore, un ex Jedi. Il personaggio di T0-B1 richiama l’originale Luke Skywalker del 1977, che sogna di fuggire dal suo pianeta. Quando l’Inquisitore arriva, il tono della storia cambia improvvisamente, diventando più cupo. L’Inquisitore incarna un’estetica classica di Star Wars, pur mantenendo uno stile di combattimento più simile ai samurai.

Il corto è permeato da un senso di fantasia, meraviglia e da uno stile fiabesco, in omaggio alla vecchia animazione giapponese, con un'estetica semplice e scenari d’ispirazione Moebius. Lo stile vintage e retrò richiama l'influenza di "Astro Boy", considerato da molti il primo shonen. Sono evidenti anche richiami ai film d’animazione Disney, come "Pinocchio" e "Fantasia", specialmente il corto "L’apprendista stregone".

¬ Episodio 7 - Il vecchio

Studio: Trigger
Regia: Masahiko Otsuka

Il regista ha voluto creare un period drama ambientato nell'universo di Star Wars, dando vita a un corto quieto e riflessivo. La storia segue la dinamica classica tra un maestro e il suo padawan, che si trovano ad affrontare un nemico sconosciuto. Come nelle tipiche relazioni di Star Wars, il padawan è impulsivo e desideroso di combattere, mentre il maestro cerca di temperarne l’ego e di insegnargli la pazienza. Il dialogo iniziale rivela questa dinamica, rendendo la relazione tra i due più intensa e credibile. La storia ha un valore personale per il regista Otsuka, che nel suo percorso nell'animazione è stato sia apprendista sia maestro, e in questo corto emerge la profondità di entrambe le prospettive. Questo potrebbe essere l'ultimo progetto del regista, un'opera intensa che combina esperienza e introspezione.

Il character design e il design delle navicelle sono opera della manga artist Kamome Shirahama. Il Sith è stato creato con sembianze che richiamano quelle di un demone, e riflette un principio della filosofia samurai: chi ha maggiore conoscenza parla meno. Durante il duello, infatti, il Sith parla mentre Tajin lascia che siano le sue abilità a parlare per lui. Il potere di Tajin è ulteriormente evidenziato dalla reazione del Sith, che ne riconosce la superiorità.

¬ Episodio 8 - Lop & Ochō

Studio: Geno
Regia: Yuki Igarashi

La storia esplora temi centrali di Star Wars, come la trasmissione delle tradizioni tra generazioni, il legame familiare e le relazioni tra genitori e figli. Come spesso accade in Star Wars, il passaggio al Lato Oscuro è determinato dall’ego: Ocho ambisce a diventare leader e a ricostruire la famiglia, ma il suo obiettivo personale la consuma, spingendola verso il Lato Oscuro. Al contrario, Lop, pur non essendo legata da vincoli di sangue, vede in Ocho e nel padre la sua vera famiglia, e coltiva per loro un affetto sincero.

Il corto è anche una riflessione sull’impatto che tecnologia e industria hanno sulla natura. Emerge anche il concetto giapponese di wabi-sabi, una visione del mondo fondata sull'accettazione della transitorietà e dell'imperfezione delle cose. Infatti, nel corto si hanno incompletezza, malinconia e accettazione del destino con armonia e calma, senza la ricerca necessaria di un lieto fine, ma con la speranza di un futuro di riconciliazione.

La famiglia Yasaburo e i gangster sono ispirati alla yakuza e ai film giapponesi come “Onimasa” di Hideo Gosha. Lop, il personaggio non umano, è modellata su Jaxxon, un coniglio verde creato per la serie Star Wars degli anni ’70 di Marvel Comics. Gli sfondi, dipinti a mano, esaltano la bellezza e il calore dello stile anime tradizionale, ricordando come, nonostante i progressi tecnologici, molti anime continuino a essere realizzati a mano.

¬ Episodio 9 - Akakiri

Studio: Science SARU
Regia: Eunyoung Choi

In Star Wars, l'influenza di Akira Kurosawa e della cultura asiatica è palpabile, e la regista Choi rende omaggio a questi elementi ispirandosi al film "The Hidden Fortress" di Kurosawa, di cui ammira i layout e l'uso di luce e ombra. Questo corto trasporta un’opera occidentale in un contesto orientale, mantenendo gli elementi distintivi di Star Wars e riportandoli alle radici culturali da cui traggono ispirazione. I personaggi di Kamahachi e Senshuu rendono omaggio ai contadini litigiosi de "The Hidden Fortress" e incarnano rispettivamente R2-D2 e C-3PO in versione umana.

Il corto si distanzia da Star Wars, ma allo stesso tempo rimane immerso in quel mondo: la colonna sonora, composta da percussioni manuali, è lontana dalle orchestrazioni tipiche della saga, pur mantenendo alcuni tratti che riportano subito a quell’universo. La storia esplora il tema del destino attraverso un Jedi che tenta di evitare una visione, ma nel farlo la realizza, riecheggiando la vicenda di Anakin Skywalker in "La vendetta dei Sith". Tuttavia, in questo racconto, il destino non è completamente inevitabile, poiché il Jedi riesce a salvare una delle guardie, ingannando lo spettatore sulla possibilità di un finale diverso.

L'animazione permette di esplorare un'ampia gamma di espressioni, oltre i limiti del live-action, e il dramma del finale è accentuato dalla transizione verso il colore rosso, simbolo della corruzione Sith, che contrasta con il blu. Il termine "akakiri" significa "foschia rossa" in giapponese, rappresentando la confusione mentale di Tsubaki, che non riesce più a distinguere il bene dal male e infine cede al lato oscuro. La Sith Masago, con la sua presenza imponente, sottolinea questo contrasto, spingendo Tsubaki, che tenta invano di salvare Misa, a cedere al suo destino.

< Stagione 2 >

¬ Episodio 1 - Sith

Studio: El Guiri
Regia: Rodrigo Blaas

La storia segue una Sith, Lola, che lotta contro la propria natura oscura per diventare chi realmente desidera essere. Questo conflitto interiore si esprime visivamente attraverso un uso unico di arte, luce, ombre e colore. Lola incanala la sua oscurità nell’arte, trovando così la luce nel suo cammino. Il corto esplora quindi un'espressione inedita della Forza, quella mediante l'arte. Lola è una figura al tempo stesso vulnerabile e forte, e lo dimostrerà combattendo con il maestro Sith da cui sta scappando.

Visivamente il corto è molto potente. Il contrasto tra l’arte vivace e colorata di Lola e il mondo duro e avvolto nell’avidità è netto: vive su una luna distrutta, di cui resta solo un anello. La colonna sonora, composta da Dan Levy, riflette il viaggio emotivo di Lola, passando da sonorità elettroniche a orchestrazioni che richiamano Star Wars. La battaglia tra Lola e il maestro è una rappresentazione visiva e sonora dello scontro tra luce e oscurità, con la fotografia che enfatizza questo contrasto: l’ambiente è buio, e le uniche luci provengono dalle spade laser, dai riflessi, dalla nebbia e dalle scintille delle armi.

Alla fine, Lola comprende che la sua oscurità è anche la sua forza, e ciò la rende capace di affrontare il suo passato oscuro, rappresentato dal maestro Sith. Realizza chi è davvero e accetta il proprio destino, affermando: “Ora sono io il maestro e posso dipingere il mio destino”.

¬ Episodio 2 - La grotta dell'Urlante

Studio: Cartoon Saloon → Approfondisci qui
Regia: Paul Young

Il corto si interroga su cosa significhi vivere in un mondo permeato dalla Forza senza conoscere l'esistenza dei Jedi. La storia esplora anche un tema complesso: fino a che punto siamo disposti a cercare la luce, sapendo che ciò potrebbe portare alla scoperta dell’oscurità. Gli autori si sono ispirati alla scena della caverna in Star Wars: Episodio V, in cui Luke affronta un test di Yoda. Qui, la protagonista Daal affronta una versione Sith di quel test, in cui viene messa alla prova per capire fin dove è disposta a spingersi pur di ottenere ciò che desidera. Daal nasconde questo segreto agli amici, provando quasi vergogna per essere stata scelta per un destino che potrebbe portarla lontano. Questo sentimento è ispirato alla gioventù del regista Young, cresciuto in una piccola città, che nascondeva il suo desiderio di andarsene in cerca di nuove opportunità.

Gli scenari sono ispirati all’Irlanda e hanno anche preso spunto dall’isola che compare nel film The Force awakens. La storia è influenzata dai campi di lavoro della storia irlandese. L’ambiente del campo di lavoro è opprimente e verticale, rappresentato da una macchina enorme che riduce i lavoratori a semplici ingranaggi; l’orizzonte ampio, invece, rappresenta la libertà desiderata da Daal. Per rigging e animazione hanno usato il software Moho, mentre gli sfondi sono realizzati con acquerelli. Per la scena della caverna, hanno usato effetti inchiostro e animato il fantasma a mano su carta, per ottenere linee frammentate e graffianti ed esprimere l'intensità della scena. La storia è stata influenzata molto dal mito della Banshee. La musica cresce man mano che i ragazzi si avvicinano alla caverna, interrompendosi all'ingresso per lasciare spazio al silenzio e a una voce lontana che canta.

La maestra Sith ha un aspetto affascinante e pericoloso: simile a un fiore morente, nasconde sotto il mantello bianco un’armatura rossa, simbolo della bellezza ingannevole del Lato Oscuro. Senza comprendere la reale natura di Jedi o Sith, per Daal l’offerta del maestro è solo un’opportunità di fuga. La conclusione del corto è intima e malinconica: un cerchio di luce si chiude intorno a Daal, separandola dai suoi amici, e lei resta sola in cima agli scalini, in un momento di possibile rimpianto. La scelta di Daal di seguire il Lato Oscuro è un finale inaspettato ma emotivamente potente, che aggiunge una sfumatura inedita al mondo di Star Wars.

¬ Episodio 3 - Tra le stelle

Studio: Punkrobot
Regia: Gabriel Osorio

La storia esplora i temi della famiglia e della resistenza di una minoranza oppressa, attraverso il legame di due sorelle, Tichina e Koten, uniche sopravvissute a un'invasione dell'Impero in cui hanno perso la madre. Le due sorelle sono unite alla natura e questo è in contrasto con la distruzione che sta portando l’Impero. Per riconnettersi alla Forza e al proprio retaggio, la sorella maggiore deve accettare la sua natura e affrontare il lascito della madre. Tichina, la più giovane, è idealista e sognatrice, mentre Koten, più matura e temprata, è inizialmente riluttante a lasciare la propria sicurezza emotiva ma, col tempo, comprende l'importanza di abbracciare l'eredità del proprio popolo.

Il design del corto si ispira alla natura remota della Patagonia, evocando un pianeta isolato ai confini della galassia. Per rendere autentico questo mondo, il team ha integrato elementi dell'arte e della musica latino-americana, e ha preso anche ispirazione alla natura: piante, texture, suoni, clima e mood della Patagonia. Il racconto del passato di Tichina è animato in 2D con uno stile semplice che richiama i dipinti rupestri delle popolazioni indigene. Per la colonna sonora hanno usato strumenti tradizionali come charangos, zamponas, quenas e quenachos. Per dare al 3D una sensazione di artigianalità, hanno realizzato miniature fisiche di set e personaggi, che poi hanno usato come reference, e hanno emulato l'animazione stop motion.

¬ Episodio 4 - Io sono tua madre

Studio: Aardman → Approfondisci qui
Regia: Magdalena Osinska

Aardman, noto per il suo stile comico e irriverente, realizza tutte le sue produzioni internamente, dall’inizio alla fine. In questo corto, il tema centrale è il rapporto madre-figlia, raccontato attraverso la storia di Anni e sua madre Kalina, e messo in parallelo con il rapporto tra la madre e la figlia "cattive". Ispirata dalla famosa battuta “Io sono tuo padre” e dall’esperienza personale della regista, che si è sentita spesso fuori posto vivendo nel Regno Unito, la storia ha come protagonisti alieni, proprio per accentuare il senso di diversità culturale. Nel corso della vicenda, Anni impara ad apprezzare le peculiarità della madre e i sacrifici che Kalina ha compiuto per lei.

La produzione ha richiesto un anno e mezzo, con un lavoro dettagliato sui puppet di Kalina e del cane droide, sui set ampi e sulla navicella della famiglia, progettata come una metafora di Kalina stessa: piccola ma forte, capace di guidare e proteggere. Le texture e alcuni elementi estetici, come le acconciature delle antagoniste ispirate all'elmo di Darth Vader, rendono omaggio a Star Wars, mantenendo lo stile inconfondibile di Aardman. La fotografia e i colori seguono l’arco di una giornata, dall’alba al tramonto, e riflettono le emozioni dei personaggi: per esempio, quando Anni si arrabbia, la luce diventa rossa. Il corto è arricchito da alcuni easter egg, tra cui l’elmo di The Mandalorian e un negozio di oggetti legati a Luke Skywalker.

¬ Episodio 5 - Viaggio verso la Testa Oscura

Studio: Mir
Regia: Hyeong Geun Park

La storia segue un Jedi, Toul, e una giovane pilota, Ara, entrambi in crisi e in cerca di fiducia. La loro missione su Dolgarak, un pianeta misterioso, è attraversata da un profondo conflitto tra bene e male. Al centro di Dolgarak sorge un tempio con due statue gigantesche che simboleggiano queste forze opposte, e Ara, proveniente da una comunità di oracoli della Forza, si domanda cosa accadrebbe se la statua del male venisse distrutta. Toul, invece, è un Jedi sensibile e tormentato da paure e dubbi, il che lo rende un bersaglio ideale per il temibile Bichan, il quale ha un aspetto disumano e minaccioso, con una silhouette vagamente spettrale che richiama maschere tradizionali Hahoe e dettagli della cultura coreana.

Il design del corto è ispirato a elementi culturali coreani, come le statue Haetae nel palazzo Gyeongbokgung, il colore verde giada del Goryeo Celadon e la Tripitaka Koreana. Hanno basato i motivi sulle forme ottagonali, che si vedono spesso negli artefatti culturali Joseon e che simboleggiano la connessione tra cielo e terra. Anche la colonna sonora riflette questa fusione culturale: i compositori Jang Young Gyu e Lee Byung Hoon hanno mescolato la musica di Star Wars con strumenti tradizionali coreani. Particolare attenzione è stata anche posta nel suono: ad esempio per la spada laser di Bichan, sono stati usati campioni di voce umana, creando un suono spettrale e inedito. Il duello tra Toul e Bichan è coreografato con equilibrio, senza esagerazioni, mantenendo l'azione tra animazione e realismo live-action, in una sequenza spettacolare che culmina con uno scontro sulle catene che collegano le due statue.

¬ Episodio 6 - La ballerina spia

Studio: La Cachette
Regia: Julien Chheng

Cachette, uno studio indipendente di Parigi fondato da Oussama Bouacheria, Ulysse Malassagne e Julien Chheng, realizza animazioni disegnate a mano, con influenze della scuola Gobelins. Questo corto si ispira alla Resistenza francese durante la Seconda Guerra Mondiale, ambientando la storia su un pianeta che richiama Montmartre, dove i nazisti si intrattenevano nei cabaret e i membri della Resistenza cercavano informazioni. Il design del cabaret, una fusione tra il Moulin Rouge e la struttura in vetro e metallo del Grand Palais, è simbolo di un mondo che mescola glamour e resistenza. La protagonista, Loi, è ispirata a Mata Hari e Josephine Baker, figure che usavano la loro celebrità per supportare la Resistenza; il suo personaggio è forte e determinato.

La danza di Loi è ispirata a Loïe Fuller, che aveva sviluppato una danza basata su stoffe che faceva fluttuare intorno a sé. La coreografia delicata ed elegante viene enfatizzata dalla colonna sonora ipnotica e lenta di Olivier Deriviere, che combina strumenti minimali e riferimenti musicali a Star Wars. Il corto unisce inoltre l'eleganza della danza con l'azione, insieme ad una trama molto emotiva. Il rapporto tra Loi e suo figlio, una versione al femminile del legame tra Darth Vader e Luke, si evolve con il ritrovamento del figlio, che dà speranza a Loi. Il corto trasmette un messaggio di determinazione: credere fermamente in una causa e trovare il coraggio di seguirla.

¬ Episodio 7 - I banditi di Golak

Studio: 88 Pictures
Regia: Ishan Shukla

La storia, ambientata in un mondo ispirato alla ricca e vibrante cultura indiana, racconta il legame tra un fratello e una sorella, Charuk e Rani. Pur amandosi profondamente, Charuk si trova di fronte alla necessità di lasciar andare Rani per il suo bene, imparando a fidarsi delle sue capacità. Ispirato all’Ordine 66 di Star Wars e collocato tra la trilogia prequel e quella sequel, il corto descrive Charuk come un eroe accidentale: un giovane senza poteri, non schierato né con il bene né con il male, che cerca solo di proteggere la sorella minore.

Il design fonde elementi del mondo di Star Wars con quelli della cultura indiana, creando un pianeta chiamato Golak, dove i costumi, i dolci colorati come i Lebi, e la flora e fauna locali danno al setting un’atmosfera aliena ma familiare. Personaggi e creature uniche, come la tribù Jangori, un musicista a quattro braccia e l'animale Tungar, arricchiscono questo universo. L’Inquisitore, ispirato alla mitologia indiana, e il personaggio di Rugal, anch’esso basato su una popolazione indiana, portano elementi autentici alla narrazione. Nel finale, Charuk, pur dovendo lasciare andare Rani, riceve da lei un Lebi, simbolo di affetto e speranza per il loro futuro.

¬ Episodio 8 - La cava

Studio: D'Art Shtajio, Lucasfilm
Regia: LeAndre Thomas, Justin Ridge

Il regista Thomas, dopo molti anni di lavoro in Lucasfilm, desiderava creare una storia di Star Wars con un protagonista nero, riflettendo la propria esperienza. Dopo aver proposto la sua idea a vari collaboratori in Lucasfilm, il progetto è stato accettato come parte di Visions. Per la produzione, si sono rivolti a D’Art Shtajio, uno studio multiculturale con metà del team proveniente dal Giappone e l’altra metà dal resto del mondo, che ha portato una combinazione unica di influenze occidentali e orientali.

Il corto tratta temi centrali di Star Wars: ribellione, oppressione e speranza. Racconta di un gruppo di persone costrette dall’Impero a scavare incessantemente, sprofondando sempre più in basso mentre altri salgono sempre più in alto. Il protagonista, Crux, rappresenta la speranza, cercando di arrampicarsi fuori dal buco per liberarsi e ispirare gli altri. L'estetica visiva e sonora del corto riflette questo dualismo: quando Crux è nel buco, i suoni sono cupi e rimbombanti, mentre in superficie il suono diventa più chiaro e spazioso, evidenziando la libertà dell’esterno. La storia prende una svolta quando le persone in superficie, non consapevoli dell’oppressione sottostante, iniziano a vedere e comprendere la situazione di coloro che vivono nel buco, aprendo un nuovo spazio per la speranza.

¬ Episodio 9 - Il canto di Aau

Studio: Triggerfish
Regia: Nadia Darries, Daniel Clarke

La storia segue Aau, una giovane ragazza che vive su Korba, un pianeta ricco di cristalli kyber, che però sono stati corrotti dal lato oscuro. Insieme a suo padre Abat, impegnato a scavare la terra alla ricerca di questi cristalli, Aau esplora il mondo circostante, alla ricerca di uno scopo. Mentre Aau sente un forte richiamo a usare la sua voce per cantare, Abat è inizialmente scettico, legato ai metodi tradizionali e protettivo nei suoi confronti. La presenza della Jedi Kratu, figura saggia e sciamanica, e il dono di Aau per il canto, spingono Abat a comprendere che sua figlia possiede un talento speciale che va oltre il suo controllo.

Il design del corto si ispira ai paesaggi e alla cultura sudafricana, in particolare alla regione di Cape Town, con dettagli che richiamano Chapman’s Peak. Si sono anche ispirati all’arte di Moebius, ai veicoli della Seconda Guerra Mondiale e ai western di John Ford. I registi hanno voluto creare un mondo che il pubblico potesse quasi “toccare” e vivere, utilizzando modelli in feltro e pelle per dare al pianeta un’estetica vibrante e tangibile. La musica, parte centrale della trama, è ispirata alle tradizioni vocali e corali africane, secondo le quali il canto è un mezzo per connettersi con le persone, la terra e gli spiriti. Il compositore Markus Wormstorm ha utilizzato vecchi sintetizzatori per dare un tono autentico e voci bianche registrate in una cattedrale per evocare il senso di meraviglia e innocenza di una bambina.

Nel climax della storia, Aau deve trovare la pace interiore per armonizzare la sua melodia con le voci dei cristalli kyber, simbolo del dolore che vuole guarire. Questa scelta implica una nuova responsabilità, portando Aau ad accettare il suo destino e a lasciare il nido. Al contrario, Abat comprende che il suo ruolo è quello di restare e proteggere il legame con la terra. Il corto celebra la libertà di esprimere la propria voce, incoraggiando il pubblico – in particolare i bambini – ad esplorare il mondo con un senso di speranza e avventura.

\\ Conclusione

Star Wars: Visions celebra l’animazione come forma d’arte e conferma come il mondo di Star Wars possa essere reinterpretato attraverso culture, stili e sensibilità diverse. Questo progetto è molto più di una semplice raccolta di storie: è un tributo alla diversità culturale e all’infinito potenziale narrativo dell'universo di Star Wars, che si rinnova rimanendo sempre fedele al proprio cuore.

Ascolta ora il podcast in cui parliamo della prima stagione di Star Wars: Visions
Ascolta ora il podcast in cui parliamo della seconda stagione di Star Wars: Visions

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